Se con l’arrivo dell’autunno cominciate a sentirvi stanchi, irritabili, apatic
i, potreste soffrire di un Disturbo Affettivo Stagionale (SAD).

Può succedere, infatti, che il cambio di stagione e il passaggio dall’ora legale a quella solare (e viceversa) rappresenti un momento critico in grado di scombussolare i nostri equilibri neurochimici, provocando uno stato di malessere molto vicino alla depressione.

Così disturbi temporanei come stanchezza, sonnolenza, depressione e un senso di malessere generale, possono essere frequenti.
E non solo: il
cambio di stagione è un momento critico anche per chi già soffre di depressione poiché le sollecitazioni acutizzano i disturbi preesistenti.

Già Ippocrate nel 400 a.C. descriveva una depressione legata alle stagioni; oggi circa il 25% della popolazione, va incontro a cambiamenti dell’umore, del sonno e dell’attività socio-lavorativa.

In particolare, quando i mutamenti sono ciclici, ad ogni inizio d’autunno e ad ogni inizio di primavera, si può presentare quello che scientificamente viene definito disturbo affettivo stagionale (SAD).
Il SAD (
Seasonal Affective Disorder, sigla coniata da Rosenthal et al. nel 1984) è un disturbo ciclico dell’umore vero e proprio ed è descritto anche nella guida ai disturbi psichiatrici, il DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder) come modalità di decorso dei disturbi dell’umore. Colpisce circa il 2-3% della popolazione europea in una fascia di età compresa fra i 20 e i 40 anni, con una maggiore incidenza nelle donne.

I sintomi sono facilmente diagnosticabili: stanchezza, irritabilità e sbalzi d’umore, scarsa concentrazione, apatia, eccessivo appetito con forte desiderio di mangiare cibi ad alto contenuto di carboidrati, ed infine ipersonnia e letargia.

Le cause non sono ancora chiare; le ricerche condotte finora suggeriscono che la ragione è da ricercare nelle variazioni climatiche di temperatura, umidità e pressione, in grado di influenzare alcune sostanze chimiche (neurotrasmettitori) responsabili del nostro umore, primo tra tutti la serotonina. Soprattutto la variazione di luce solare influirebbe sulla produzione di questo neurotrasmettitore che regola anche il ciclo di sonno-veglia e di melatonina, ormone anch’esso coinvolto nella regolazione del sonno, “inceppando” la capacità di adeguare e sincronizzare i ritmi fisiologici e causando stress, inizialmente solo fisico e poi anche psicologico.

Nella maggioranza dei pazienti con SAD infatti i livelli di melatonina, che viene prodotta durante la notte, non presenterebbero le normali fluttuazioni, rimanendo alti per circa due ore in più rispetto al normale.


Col passaggio alla stagione invernale, quando l’esposizione alla luce diminuisce, si è osservato che i livelli di trasportatori della serotonina, che servono a rimuoverla, aumentano. Questi trasportatori troppo veloci provocherebbero una eccessiva riduzione della concentrazione del neurotrasmettitore, che trasformato permette, tra l’altro, la sintetizzazione della stessa melatonina.

Con il cambiamento dell’ora solare, inoltre, il nostro corpo deve adeguarsi alle modificazioni dell’orologio legale: un processo lento che si può paragonare a quello che avviene quando siamo soggetti ad un cambiamento di fuso orario.

A livello pratico dunque, come si può diagnosticare il SAD?
Rosenthal et al. hanno elaborato un questionario retrospettivo di facile somministrazione per valutare la suscettibilità ai cambiamenti stagionali:
il SPAQ (Seasonal Pattern Assessment Questionnaire).

Una volta diagnosticato, il SAD potrebbe essere curato con la melatonina (con buoni risultati, ma ancora non scientificamente provati), già utilizzata contro la sindrome del jet-lag, contro l’insonnia.
Inoltre, in Europa Settentrionale, non a caso la zona più colpita da questo tipo di depressione, nei mesi autunnali ed invernali è diffusa la
“bright light therapy”, ovvero la fototerapia, in cui il paziente viene esposto a una sorgente luminosa superiore a 2000 lux.
Quando è efficace, la fototerapia si caratterizza per la precocità del miglioramento sintomatologico e la scarsità di effetti collaterali.
Forse meno specifiche, ma in ogni caso soluzioni significative, sono poi sia la
terapia di gruppo, grazie alla quale ogni partecipante può condividere i propri vissuti e stati emotivi, uscendo dall’isolamento sociale, sia, a livello individuale, il mantenimento di uno stile di vita sano (un corpo forte e in buona salute avverte in maniera meno netta i disagi legati al cambio di stagione).

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Dott.ssa Francesca Ciocca

 

Psicologa Dott.ssa Francesca Ciocca Francesca Ciocca si laurea in Psicologia presso l’Università di Firenze nel 2004 ( Laurea di primo livello in Scienze e Tecniche di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione ) e consegue la Laurea Specialistica in Psicologia dello Sviluppo e dell’Intervento nella Scuola ( Sottoindirizzo: Salute del bambino e della famiglia ) presso l’Università di Padova nel 2006.
Si specializza nella Mediazione familiare e nella Consulenza Psicologica, con il Master accreditato dall’AIMEF (Associazione Italiana Mediatori Familiari).
È abilitata alla professione di Psicologa, con iscrizione all’Ordine degli Psicologi della Lombardia.
Ha intrapreso attività di osservazione e di ricerca presso la Canadian School di Firenze.
Ha lavorato nel campo dell’Adozione Internazionale collaborando con il Centro Adozioni del Comune di Firenze e con Famiglia & Minori, Ente accreditato per l’ adozione internazionale.
Attualmente collabora con scuole ed enti in campo educativo e psicologico.
Svolge attività di formatrice e consulente per varie associazioni private.
Conduce l’attività di libera professionista offrendo percorsi di Mediazione Familiare e sedute di Consulenza Psicologica rivolte ad adulti, adolescenti, bambini/genitori.