La paura, come altre emozioni primarie (gioia, tristezza, collera, disgusto, sorpresa) è iscritta nel nostro patrimonio genetico, come in quello di molti altri esseri viventi. Ha il pregio di segnalare i pericoli e di attivare l’organismo. La paura fornisce la motivazione necessaria alla mobilitazione delle energie. Gli esseri umani, soprattutto nella prima infanzia, reagiscono impulsivamente agli stimoli che li minacciano. Crescendo i bambini sviluppano un sistema di controllo mentale e reagiscono alle minacce in modo più maturo. C’è però un cammino da compiere durante il quale alcune paure vengono domate mentre ne emergono di nuove.

Le paure dei bambini possono essere divise in tre categorie: le paure innate, presenti alla nascita; le paure legate alla crescita che appaiono a diverse età; le paure apprese in seguito ad eventi traumatici o indotte dall’ambiente di vita.

Rumori improvvisi, flash luminosi, movimenti rapidi, perdita dell’appoggio sono gli stimoli che spaventano i più piccoli. Sono paure innate che rientrano nella più vasta categoria dell’ignoto, dell’imprevisto del non familiare: timori che nella loro forma originaria sono utili alla sopravvivenza.

Alle paure innate fanno seguito le paure legate alla crescita. Le prime a comparire sono quella degli sconosciuti e l’angoscia di separazione.

Quella degli animali è un’altra paura che compare nel corso dello sviluppo: i bambini incominciano ad avventurarsi fuori dai propri limiti abituali e non tutti gli incontri che fanno sono rassicuranti. In questa paura si possono ravvisare tre paure innate: movimenti improvvisi, approccio estraneo, rumori forti.
Il buio è forse la paura più frequente nell’età prescolare. I neonati non hanno paura del buio perché alla luce si devono ancora abituare. Quando però intorno ai due anni e oltre si svegliano nel cuore della notte, magari dopo aver fatto un brutto sogno, e si trovano senza quei punti di riferimento che hanno di giorno, ecco che possono incominciare ad avere paura del “nero” della notte. Un’ombra, uno scricchiolio, dei passi nel corridoio allarmano molto di più al buio che alla luce. La paura del buio, però, così come altre paure degli anni prescolari (mostri, temporali, streghe, fantasmi….) può assumere un valore metaforico, diventare cioè un contenitore di altre paure legate alla percezione della propria vulnerabilità, come per esempio quella di perdersi in un luogo sconosciuto. Allo stesso modo la paura dei mostri può essere “contenitore” di emozioni che il bambino fatica a padroneggiare come per esempio i suoi impulsi aggressivi o la gelosia. Un bambino “arrabbiato” con i genitori può temere la propria aggressività e di notte fare dei brutti sogni.
Crescendo l’immaginazione incomincia a lavorare e si costruisce i suoi scenari e le sue interpretazioni. I bambini si confrontano con aspetti della realtà che prima non prendevano in considerazione: commenti sgradevoli, litigi degli adulti, malattie, scene impressionanti sugli schermi, l’attesa della punizione per qualche capriccio e quindi anche la sensazione che qualcosa di spiacevole stia per accadere, possono dar luogo ad allarmi e paure, che originano dal mondo interiore più che dalle realtà della vita e che possono trovare nel buio la collocazione.
Alcune paure, le paure apprese, hanno origine da esperienze traumatiche. Alcuni incidenti minori possono anch’essi provocare paura. Per esempio, un bambino che si diverte nell’acqua della vasca da bagno, può, se l’acqua è troppo calda o se il sapone gli finisce negli occhi, sviluppare una paura per l’acqua oppure per la vasca da bagno. Analogamente, dietro alla paura di certi alimenti può nascondersi la paura di nutrirsi. Una madre che insiste troppo con il cibo può inconsapevolmente indurre nel suo bambino questo tipo di paura.

COME AIUTARE I BAMBINI A CONTROLLARE LA PAURA

La maggior parte delle paure infantili vengono superate spontaneamente, ma se il bambino ha una paura che dura da tempo o che influisce molto sulla vita di tutti i giorni o nei rapporti con gli altri, ecco alcune idee per aiutarlo a superarla.

  • Essere calmi e sicuri di voi. L’ansia può essere contagiosa.
  • Evitare di rassicurarlo in maniera eccessiva, potreste convincerlo che c’è veramente qualcosa da temere. L’iperprotezione non favorisce la formazione del coraggio.
  • Parlando davanti a lui di paure o fobie potreste aggravarle; meglio quindi evitare che vi ascolti quando parlate di questi argomenti con altri.
  • Se è di un oggetto, di un animale o di uno spazio che il bambino ha paura, avvicinatelo insieme lentamente, in tappe e tempi successivi. Ogni tappa deve essere abbastanza facile da poter essere superata: essa non deve suscitare che una leggera ansietà.
  • L’esempio o modellaggio è importante. Il genitore può diventare il modello di coraggio da imitare.
  • Si può anche giocare a “far finta” di non avere paura e in questo modo affrontare insieme, scherzando, l’oggetto della paura.
  • Si può anche aiutare il bambino a rilassarsi (decontrarre i muscoli, ascoltare una musica dolce, concentrarsi sul tic-tac dell’orologio, ecc.) e quando è tranquillo chiedergli di immaginarsi mentre fa qualcosa per superare la sua paura.

Qualunque sia il metodo che si usi bisogna tener presente che anche se possono sembrare molto resistenti, le paure infantili sono, in realtà, più effimere e instabili di quelle degli adulti e quindi anche più facili da trattare.

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Dott.ssa Francesca Ciocca

 

Psicologa Dott.ssa Francesca Ciocca Francesca Ciocca si laurea in Psicologia presso l’Università di Firenze nel 2004 ( Laurea di primo livello in Scienze e Tecniche di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione ) e consegue la Laurea Specialistica in Psicologia dello Sviluppo e dell’Intervento nella Scuola ( Sottoindirizzo: Salute del bambino e della famiglia ) presso l’Università di Padova nel 2006.
Si specializza nella Mediazione familiare e nella Consulenza Psicologica, con il Master accreditato dall’AIMEF (Associazione Italiana Mediatori Familiari).
È abilitata alla professione di Psicologa, con iscrizione all’Ordine degli Psicologi della Lombardia.
Ha intrapreso attività di osservazione e di ricerca presso la Canadian School di Firenze.
Ha lavorato nel campo dell’Adozione Internazionale collaborando con il Centro Adozioni del Comune di Firenze e con Famiglia & Minori, Ente accreditato per l’ adozione internazionale.
Attualmente collabora con scuole ed enti in campo educativo e psicologico.
Svolge attività di formatrice e consulente per varie associazioni private.
Conduce l’attività di libera professionista offrendo percorsi di Mediazione Familiare e sedute di Consulenza Psicologica rivolte ad adulti, adolescenti, bambini/genitori.