Il caso delle madri che uccidono i figli è un dramma che scuote le coscienze di tutti. Da tempo la psicologia si è interrogata su quali potessero essere le cause di un gesto cosi folle.
Si può constatare che in Italia, in media, la madre figlicide hanno delle caratteristiche molto simili: esse sono giovani donne di età compresa tra i 18 e i 32 anni, sposate e di nazionalità italiana. Possiedono un livello di scolarità medio e hanno un rapporto problematico e/o conflittuale con il partner. Esse compiono l’omicidio solitamente sui bambini di età inferiore ai 7 anni.
Le motivazioni che spingono una donna ad uccidere il proprio figlio sono molteplici.
Un’interessante classificazione impostata in base alle motivazioni e alle cause a monte dell’impulso di uccidere individua 6 categorie:
– Figlicidio ad elevata componente psicotica: molto spesso in concomitanza di una depressione post-partum, che affligge una donna su 1000 ed emerge nelle quattro settimane successive al parto. Tra i sintomi si manifesta la paranoia, alterazione dell’umore, allucinazioni e deliri. Talvolta i deliri possono riguardare la convinzione di una possessione demoniaca del bambino o convinzioni circa la sua morte;
– Figlicidio accidentale: spesso sono madri irresponsabili, impulsive, maltrattanti, con problemi di dipendenza o semplicemente giovani, stanchi o inesperti. La morte può subentrare anche a seguito di maltrattamento senza però che sia presente l’intento omicidiario.
– Figlicidio di donne affette da Disturbi di Personalità: non di rado hanno subito violenza da piccole, spesso il marito è disinteressato ai problemi della moglie; un esempio di questa tipologia di figlicidio è la situazione patologica della donna che sposta sul figlio il desiderio di uccidere la propria madre ( l’omicidio in questo caso è legato ad un grave conflitto con la propria “madre cattiva”, verso la quale sono in realtà indirizzati i sentimenti di odio e rabbia, e i desideri di annientamento).
– Figlicidio “altruistico” : ci sono situazioni in cui l’amore di un genitore verso con figlio con handicap va oltre la vita, casi in cui la sofferenza per un figlio che non potrà mai camminare, avere una famiglia, degli amici può spingere a scelte estreme e dolorose e casi in cui l’accudimento costante diventa una tortura lenta e inesorabile, e dare la morte diventa l’unica soluzione, casi in cui spesso la madre si suicida dopo aver ucciso il figlio; in questa categoria rientra anche il figlicidio commesso da donne che soffrono della Sindrome di Munchausen che riguarda il comportamento materno, per cui le mamme proietterebbero i propri sintomi o patologie sui figli e si prodigherebbero per curarli in maniera eccessiva, fino al punto di procurare danno e morte al figlio; un drammatico processo di maltrattamento che è causato dal bisogno della madre di ricevere attenzioni.
– Figlicidio per vendetta del coniuge: generalmente viene colpito il figlio per vendicarsi del padre, in psichiatria viene definito “Sindrome di Medea”. L’uccisione dei figli allo scopo di colpire il marito ha molte valenze. Questo atto comporta infatti oltre alla privazione della discendenza, la negazione della nostra sopravvivenza nel tempo, attraverso i figli;
– Figlicidio di bambino indesiderato: frequentemente in questa categoria consideriamo i casi di neonaticidio o negazione della gravidanza, in cui lo shock di avere un bambino è tale da spingere inconsciamente la donna a negare la gravidanza e a cancellarne le conseguenze; spesso perché frutto di una relazione extraconiugale o perché trattasi di una madre in piena fase adolescenziale.
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Dott.ssa Francesca Ciocca
Si specializza nella Mediazione familiare e nella Consulenza Psicologica, con il Master accreditato dall’AIMEF (Associazione Italiana Mediatori Familiari).
È abilitata alla professione di Psicologa, con iscrizione all’Ordine degli Psicologi della Lombardia.
Ha intrapreso attività di osservazione e di ricerca presso la Canadian School di Firenze.
Ha lavorato nel campo dell’Adozione Internazionale collaborando con il Centro Adozioni del Comune di Firenze e con Famiglia & Minori, Ente accreditato per l’ adozione internazionale.
Attualmente collabora con scuole ed enti in campo educativo e psicologico.
Svolge attività di formatrice e consulente per varie associazioni private.
Conduce l’attività di libera professionista offrendo percorsi di Mediazione Familiare e sedute di Consulenza Psicologica rivolte ad adulti, adolescenti, bambini/genitori.