Perché noi esseri umani pensiamo? E, in particolare, perché spesso pensiamo a cose negative? La risposta, come sempre, viene da lontano. Da un’epoca remota, in cui la scienza non esisteva e nemmeno la tecnologia, e la nostra esistenza era resa precaria da malattie senza nome, dalla frequente mancanza di cibo, dalla ferocia di predatori terribili. In quei tempi tutto, in natura, era ancora da capire e spiegare e tutto, o quasi, poteva rappresentare un pericolo mortale. Non stupisce, quindi, che il nostro cervello abbia assunto il compito di cercare problemi per risolverli o, ancora meglio, per prevederli e metterci in condizione di evitarli. Tutto questo, per un unico scopo: la sopravvivenza. Per la stessa ragione, ancora oggi passiamo la maggior parte del nostro tempo a pensare a cose negative, a possibili pericoli futuri, a fallimenti passati. Il modo in cui il cervello umano tende a funzionare non è cambiato, da allora.
I pensieri che possiamo produrre sono svariati: possiamo pensare per immagini, vere o di fantasia. O in modo astratto, concreto, simbolico. E nessuno di questi tipi di pensiero, in sé, è buono o cattivo, sano o disfunzionale.
C’è però un’altra possibile classificazione, basata sulla suddivisione del pensiero umano in tre diversi tipi, questi sì in grado di produrre differenti conseguenze sulla nostra salute psicologica. Definiamo questi tipi di pensiero con i termini: rimuginio, ruminazione, riflessione.
Il rimuginio è un tipo di pensiero centrato su possibili eventi negativi futuri. Possiamo rimuginare su un colloquio di lavoro imminente, su problemi economici, sul timore di essere lasciati dal nostro partner. Su qualsiasi cosa rappresenti per noi un pericolo. Rimuginare è un’attività cognitiva prevalentemente circolare. Il rimuginio, per propria natura, tende a produrre focalizzazione sulla pericolosità degli eventi futuri, fino a farli apparire irrisolvibili, insormontabili. Spesso si rimugina su eventi che hanno minore probabilità di accadere di quanto si immagini, oppure non sono ben definiti e sembrano solo qualcosa di cui avere estrema paura. Ben presto, inoltre, l’oggetto del problema diviene il fatto stesso di pensare al problema, perché ciò produce ansia. Non a caso, infatti, lo stile di pensiero rimuginante può essere implicato nel mantenimento di tutti I disturbi a base ansiosa e depressiva.
La ruminazione, al contrario, è un tipo di pensiero centrato sul passato, in particolare sui temi del rimorso e del rimpianto, del fallimento, della propria impotenza e presunta mancanza di abilità. Come il rimuginio, tende a essere un’attività circolare. La ruminazione tende a produrre una focalizzazione continua su aspetti negativi di sé. Tipicamente: sul proprio valore, sulla propria amabilità, sulla propria forza come persona. Gli eventi e le situazioni oggetto di ruminazione tendono a essere elaborati in modo da confermare la carenza delle suddette caratteristiche e ciò produce (o mantiene) l’abbassamento del tono dell’umore, trattandosi di un’attività con componenti autopunitive e autogiudicanti. In effetti, la ruminazione può essere implicata nel mantenimento dei disturbi dell’umore, in particolare la depressione.
É possible, interrompere rimuginio e ruminazione, essendo modalità di pensiero apprese, attraverso un lavoro psicologico. Ovviamente, è necessario farsi seguire da degli esperti, che in primis ci guideranno alla consapevolezza del nostro funzionamento e al riconoscimento della dannosità di tali processi, per poi giungere al cambiamento dei pensieri e interrompere la catena dei pensieri stessi.
La riflessione, infine, è un tipo di pensiero centrato sul presente o sugli aspetti razionali e controllabili di situazioni future. A differenza del rimuginio e della ruminazione, tende a essere un’attività più lineare che circolare ed è agganciata al momento presente. Riflettere sui problemi ci aiuta ad affrontarli con più serenità. La riflessione, basandosi sugli aspetti razionali, controllabili e positivi del presente o di situazioni future, favorisce un atteggiamento non giudicante nei confronti di se stessi e una maggiore efficacia nella risoluzione di situazioni avverse, che vengono affrontate un passo alla volta e per ciò che sono, non per ciò che si teme che potrebbero essere.
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Dott.ssa Francesca Ciocca
![Psicologa Dott.ssa Francesca Ciocca](http://www.psicologiaciocca.it/wp-content/uploads/2016/01/psicologa-francesca-ciocca-150x150.jpg)
Si specializza nella Mediazione familiare e nella Consulenza Psicologica, con il Master accreditato dall’AIMEF (Associazione Italiana Mediatori Familiari).
È abilitata alla professione di Psicologa, con iscrizione all’Ordine degli Psicologi della Lombardia.
Ha intrapreso attività di osservazione e di ricerca presso la Canadian School di Firenze.
Ha lavorato nel campo dell’Adozione Internazionale collaborando con il Centro Adozioni del Comune di Firenze e con Famiglia & Minori, Ente accreditato per l’ adozione internazionale.
Attualmente collabora con scuole ed enti in campo educativo e psicologico.
Svolge attività di formatrice e consulente per varie associazioni private.
Conduce l’attività di libera professionista offrendo percorsi di Mediazione Familiare e sedute di Consulenza Psicologica rivolte ad adulti, adolescenti, bambini/genitori.