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Con il termine genitore elicottero, dall’inglese “Helicopter parents”, si intendono un insieme di atteggiamenti caratterizzanti i genitori, i quali cercato di provvedere continuamente ai bisogni del figlio, indipendentemente dall’effettiva richiesta dei figli di vedersi risolti tutti i problemi, spesso ancor prima che si presentino.

Essere un genitore elicottero significa, indirettamente, vivere attraverso il vostro bambino.

Il problema che subentra è che, come l’essere fisicamente assente o emotivamente non disponibile produce risultati psicologici negativi, anche l’essere iper-presente può danneggiare i bambini.

La dinamica di controllare e voler risolvere a tutti i costi i problemi del proprio figlio, genera nel bambino un senso di non riuscire ad essere autonomo nel compiere le cose da solo.

In tal modo, non si stimola e non si impara ad essere indipendenti fino a sviluppare, crescendo, un attaccamento di dipendenza sia da adolescente che in età adulta.

L’avere un genitore elicottero, porta i bambini a pensare che nel mondo non esistano gli ostacoli o gli imprevisti, perché è come se ci fosse qualcuno che magicamente li rimuove; per tale motivo, non vi è alcuna necessità di combattere o di lottare, così come non è importante differenziarsi perché i problemi duraturi non esistono. È come se magicamente qualcuno ci spianasse la strada.

La psicologa Holly Schiffrin insieme ai suoi colleghi della University of Mary Washington, hanno esaminato come il fenomeno del “genitore-elicottero” colpisca l’autodeterminazione e il benessere di un gruppo di studenti americani.

Al campione, costituito da 297 studenti universitari, con età compresa tra i 18 e i 23 anni, è stato chiesto di descrivere i comportamenti genitoriali della madre, la loro percezione di autonomia e auto-efficacia, il loro livello di ansia e depressione e la loro soddisfazione generale verso la vita.

L’atteggiamento “elicottero” è risultato correlato con elevati livelli di ansia e depressione, nonché diminuzione della soddisfazione di vita, bassi livelli di autonomia percepita e scarsa percezione di auto-efficacia nel riuscire a comunicare e andare d’accordo con gli altri.

Altri due studi pubblicati sul “Journal of Personality” hanno rivelato che l’attuale generazione di giovani adulti con genitori-elicottero sono diventati così dipendenti dal bisogno di affermazione che prediligono momenti o situazioni che aumentano l’autostima anche per fare sesso, mangiare dolci e bere.

Questi ragazzi sono stati cresciuti sotto una “doccia di affetto”, ma non un affetto incondizionato; l’affetto infatti è finalizzato ad uno scopo: aiutarli a raggiungere il successo. È cioè un tipo di affetto basato sul merito.

I bambini possono infatti sperimentare una mancanza di cura e amore anche quando non ci sono evidenti indicatori espliciti che i genitori sono freddi, aggressivi o negligenti.

Molti genitori iper-coinvolti usano espressioni di amore e di affetto come strumento privilegiato della genitorialità; questo è anche conosciuto come “rifiuto simbolico”, spesso espresso verbalmente o sotto forma di potenziali misure punitive implicite, o di incoraggiamento: “io non ti amo quando ti comporti così”, oppure “ti amo, soprattutto quando ti comporti bene come hai fatto stasera!”.

I bambini e gli adolescenti ascoltano queste confessioni di “amore” come dichiarazioni rivelanti però una mancanza vera e propria di amore per quello che sono realmente; l’amore è finalizzato esclusivamente alla realizzazione di un certo tipo di comportamento, nonché alla buona condotta.

Dal punto di vista dei più giovani, il meglio che possono sperare è un amore transitorio e meritocratico che deve essere comunque “guadagnato”.

Ovviamente essere un genitore elicottero non danneggia solo il bambino, ma anche il genitore stesso. Creare un legame quasi fusionale verso il figlio, caratterizzato da un controllo eccessivo e costante di tutti gli spostamenti, le conoscenze, le uscite, gli eventi, le serate e via dicendo, determina poi, attraverso la crescita del figlio, un’insoddisfazione per la propria vita.

Essi sviluppano una personalità dipendente, mandando continui messaggi ai genitori per guadagnare il sostegno prima di un esame, o dopo aver preso un brutto voto, o, addirittura, anche solo per decidere insieme su cosa mangiare a colazione.

 L’iper-genitorialità potrebbe quindi ledere al funzionamento sociale e al benessere del proprio bambino, proprio per il senso di smarrimento che possono avvertire quando si trovano, impreparati, ad affrontare la vita.

Tratto da PsychologyToday

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Dott.ssa Francesca Ciocca

 

Psicologa Dott.ssa Francesca Ciocca Francesca Ciocca si laurea in Psicologia presso l’Università di Firenze nel 2004 ( Laurea di primo livello in Scienze e Tecniche di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione ) e consegue la Laurea Specialistica in Psicologia dello Sviluppo e dell’Intervento nella Scuola ( Sottoindirizzo: Salute del bambino e della famiglia ) presso l’Università di Padova nel 2006.
Si specializza nella Mediazione familiare e nella Consulenza Psicologica, con il Master accreditato dall’AIMEF (Associazione Italiana Mediatori Familiari).
È abilitata alla professione di Psicologa, con iscrizione all’Ordine degli Psicologi della Lombardia.
Ha intrapreso attività di osservazione e di ricerca presso la Canadian School di Firenze.
Ha lavorato nel campo dell’Adozione Internazionale collaborando con il Centro Adozioni del Comune di Firenze e con Famiglia & Minori, Ente accreditato per l’ adozione internazionale.
Attualmente collabora con scuole ed enti in campo educativo e psicologico.
Svolge attività di formatrice e consulente per varie associazioni private.
Conduce l’attività di libera professionista offrendo percorsi di Mediazione Familiare e sedute di Consulenza Psicologica rivolte ad adulti, adolescenti, bambini/genitori.