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La risonanza delle immagini dei sempre più frequenti attentati, sta provocando un cambiamento nella vita quotidiana di molte persone, in tutto il “mondo occidentale”. I disegni dei bambini, rappresentanti esplosioni e bombe, non rappresentano solo il loro livello di preoccupazione, ma anche quello degli adulti. Numerosi sono gli interrogativi sul senso degli eventi che, insieme alle forti emozioni, nascono in noi in questi giorni.

La percezione del fenomeno del terrorismo è influenzata da alcune caratteristiche riconoscibili che il fenomeno stesso fa scaturire: la sua violenza estrema, le sue tattiche vili, in linea con la su a natura sovversiva, illegale ed imprevedibile.

Lo scopo di questi atti è minare principalmente la sicurezza. Gli effetti che si producono, si concentrano sia su chi è coinvolto direttamente da un attacco e sia su chi è osservatore di tale azioni.

Il fenomeno del terrorismo ha come obiettivo finale quello di suscitare nelle persone emozioni negative come terrore, angoscia, paura, l’inibizione delle attività e la riduzione dei comportamenti sociali. È un modo quindi per controllare e inibire il comportamento altrui attraverso il condizionamento emotivo della paura.

La cosiddetta “psicosi del terrorismo” ( il termine “psicosi” è improprio, ma ormai entrato nel linguaggio comune) mobilita una paura smisurata, una paura senza oggetto: la paura della paura, il terrore del terrore.

In tal caso, la paura è rivolta verso un nemico invisibile ed inafferrabile. Nel terrore, il rapporto tra causa ed effetto è frantumato. E, se si elimina, il principio di causalità, si sprofonda nel l’angoscia dell’imprevedibile.

Rimane solo un rapporto tra l’Io e l’imprevedibile terrificante mostrarsi delle cose e degli eventi. Quindi, la causalità, come fondamentale categoria mentale del ragionamento logico, è eliminata. Le immagini di morte e di terrore non stimolano al ragionamento. Di fronte all’immagine della morte lo spettatore subisce un condizionamento psicologico acritico che blocca le proprie capacità di ragionamento: quello che riceve è solo suggestione emotiva.

Si può affermare che ogni scena di morte per lo spettatore è una evocazione della propria morte e quindi produce angoscia,paura e smarrimento.

Come reagire alla paura?

È necessario stimolare l’attivazione delle energie interne per riadattarsi alla nuova realtà percepita.

Il terrorismo vuole farci perdere il controllo della nostra realtà e della nostra quotidianità ed è proprio non interrompendo la nostra quotidianità, la routine e le abitudini, che recuperiamo la nostra sicurezza ed un certo equilibrio.

L’elemento privilegiato sul quale concentrarsi in queste situazioni è il gruppo, quale strumento per poter permettere un’espressione collettiva dell’ansia e dell’angoscia. È importante per le persone riuscire a condividere esperienze di questo tipo per poterle metabolizzare e superare. A volte l’incapacità di dar voce a queste emozioni comporta un’intensa implosione che spesso porta la persona a “non sapere come si sente davvero”.

Ma cosa fare nel momento in cui si presentano una serie di disturbi quali pensieri intrusivi, il vivere in un continuo stato di allerta e il panico diventa predominante, tanto da indebolire in modo significativo, vari aspetti della nostra vita?

Cogliere i disagi emotivi, i pensieri e i comportamenti disfunzionali è un passo importante che permetterà di chiedere aiuto a uno specialista della salute mentale.