C’è chi attende le feste trepidante aprendo le caselline del calendario dell’Avvento ma c’è anche chi, invece, fa il conto alla rovescia perché finiscano il prima possibile.
Scegliere i regali, cercarli, e spendere i soldi per comprarli. Il caos, il traffico, le file alle casse, impacchettare, i messaggi d’auguri e i regali forzati. E poi organizzare il pranzo natalizio, cucinare, mangiare senza fine e poi ripulire. Rivedere i parenti indesiderati ed essere costretti a passare del tempo con gli amici che spuntano solo per le feste.
Insomma per molti italiani il Natale e le feste sono uno stress e non un piacere.
É questo quello che emerge da un sondaggio condotto da EuroDap, Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico.
“Ma perché accade ciò? Ci possono essere vari elementi che agiscono in sinergia.
In primo luogo, esiste un problema di idealizzazione del Natale: a volte diamo al periodo un’importanza eccessiva. Le cose belle e momenti di gioia in famiglia si possono vivere anche in altri momenti dell’anno. Dobbiamo ridimensionare il nostro approccio emotivo. In realtà dovremmo ricordarci che non c’è il modo giusto di vivere le festività: né le tradizioni né i luoghi comuni ci devono far sentire sbagliati se, per esempio, il desiderio è quello semplicemente di riposarci.
In secondo luogo bisogna imparare a ridimensionare le aspettative che gli altri hanno di noi: nessuno si aspetta chissà che da nessuno e non si possono soddisfare le ‘preferenze’ di tutti in merito a regali, inviti etc.. il regalo sembra diventare un mantra, il fulcro della festività, pesante come una scadenza importante di un progetto lavorativo. Siamo troppo condizionati dal dover fare qualcosa che dovrebbe essere un piacere anche per chi lo fa, il piacere di pensare all’altro, empatizzare con lui per cercare di capire cosa gli piacerebbe, sentirci vicini a lui.
Il terzo consiglio è quello di “cercare di festeggiare le feste non secondo il principio del dovere ma secondo il principio del piacere”, ossia stare il più possibile con chi ci piace, con coloro a cui vogliamo bene, non con coloro che riteniamo necessario dover vedere. A volte attribuiamo al “rituale” della tradizione il valore di “modo giusto” di festeggiare: sembra farci sentire di più il calore della famiglia e degli affetti. Può non essere così e nella nostra società può essere difficile mettere insieme i nonni, i nipoti e i figli. Non è una colpa o un insuccesso uscire dagli schemi. In questo senso, c’è spazio per una sorta di filosofia ‘slow holidays’. Le tradizioni possono essere cambiate. Non facciamo sì che anche divertirsi diventi un obiettivo da raggiungere, un’aspettativa necessariamente da soddisfare ma asciamo che sia il corso naturale delle cose a decidere come viverci in questo periodo.
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Dott.ssa Francesca Ciocca
Si specializza nella Mediazione familiare e nella Consulenza Psicologica, con il Master accreditato dall’AIMEF (Associazione Italiana Mediatori Familiari).
È abilitata alla professione di Psicologa, con iscrizione all’Ordine degli Psicologi della Lombardia.
Ha intrapreso attività di osservazione e di ricerca presso la Canadian School di Firenze.
Ha lavorato nel campo dell’Adozione Internazionale collaborando con il Centro Adozioni del Comune di Firenze e con Famiglia & Minori, Ente accreditato per l’ adozione internazionale.
Attualmente collabora con scuole ed enti in campo educativo e psicologico.
Svolge attività di formatrice e consulente per varie associazioni private.
Conduce l’attività di libera professionista offrendo percorsi di Mediazione Familiare e sedute di Consulenza Psicologica rivolte ad adulti, adolescenti, bambini/genitori.